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CARDITO. Urb già sazia. Civitas sarà alimentata ma gli “avvocati” del Sindaco sono risultati mancanti

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CARDITO – Si è svolto ieri nella sala consiliare il Consiglio comunale d’insediamento della nuova Assise pubblica. Il primo Consiglio comunale della terza era Cirillo. Apre le danze il sindaco Giuseppe Cirillo richiamando i nomi degli eletti delle singole liste e presenta alla cittadinanza la nuova giunta che è così formata: Iadiccicco Antonio agli Affari Generali con delega anche di vicesindaco; Fusco Luigi con delega all’Ambiente, Parco Taglia, Verde pubblico, Polizia Locale e Toponomastica; Barra Carmine al Bilancio, Patrimonio, Economato, Tributi, Contenzioso e Attività Produttive; Perrotta Monica ai Lavori Pubblici, Gestione e Manutenzione di immobili comunali e Impianti stradali, Edilizia Scolastica, Grandi Opere, Fondi Europei, Urbanistica etc.; Maria Saviano alla Pubblica Istruzione, Cultura, Politiche giovanili, Politiche Sociali, Sanità e Informatizzazione.

Subito dopo si è passati all’elezione del Presidente del Consiglio dove il Consesso di ieri ha scelto la figura di Antonio Giangrande e come vicepresidente quella di Valeria Archetto. Come di consueto subito dopo si è passati alle elezioni delle Commissioni consiliari permanenti e fino a qui tutto è scorso liscio come l’olio. Il vero dibattito si è avuto, come logica vuole, sull’ultimo punto all’ordine del giorno, ossia le linee programmatiche della nuova Amministrazione, opportunamente spostato alla fine per permettere prima la nomina delle cariche istituzionali.

Dopo che il sindaco ha letto la relazione dove ha enunciato la propria visione di città per i prossimi cinque anni, prende la parola il capo dell’opposizione Marco Mazza che già in un intervento precedente annuncia, riafacendosi all’Art. 13 comma 3 del Regolamento, che lui è un Consigliere aderente al Gruppo Politico “Cardito Comunità”, dimenticandosi, forse opportunisticamente, che se siede in Consiglio Comunale è perché scattato, secondo la legge elettorale, tra le file del Partito Socialista. Sicuramente il Mazza avrà scelto il primo Consiglio Comunale per fare quest’annuncio per dipanare qualsiasi dubbio di appartenenza e calmierare qualsiasi ambizione di staffetta. Un messaggio chiaro praticamente. Ma passiamo al suo intervento sulle linee programmatiche.

L’intervento del Consigliere Marco Mazza è stato di una intelligenza sopraffina. Da tempo a Cardito non si vedeva un intervento delle opposizioni di questa caratura. Finalmente tra i banchi di opposizione si parla di contenuti e non volano più offese gratuite. L’ex tesserato del PD pone dei problemi seri e porta in aula dei dati oggettivi e chiede al Sindaco di invertire le priorità sulle linee programmatiche, non che il Sindaco avesse dato delle priorità o che nell’elenco citato delle cose da fare ha esternato la sua voglia di dire facciamo prima questo o prima quello ma è stato un modo del capogruppo dell’opposizione per legarsi al suo discorso dove ha fatto un distinguo tra i due nomi con cui veniva chiamata la “città” nell’antica Roma: Urb e Civitas, dove per Urb si intende la città nella sua entità materiale (strade, piazze, palazzi) e Civitas indica la città come comunità solidale di donne e uomini.

Nel suo intervento, al di là del paragone azzardato e molto forzato con il pentapartito dove dichiara di essere rappresentante dello zoccolo duro di Cardito, Marco Mazza accusa il sindaco Cirillo di aver alimentato molto Urb affamando, di fatto, la Civitas e lo fa portando dei dati oggettivi che sono i seguenti: L’indice di vulnerabilità sociale che lSTAT ha assegnato a Cardito nel dicembre 2019 e che secondo quanto dichiarato in aula vedrebbe la città del cardellino oltre la soglia di sofferenza a 113,6; L’evasione giovanile, l’invecchiamento della popolazione carditese e la Sicurezza nelle zone periferiche della città, rifacendosi comunque sempre al concetto di Civitas.

In soccorso del primo cittadino arrivano i due consiglieri più in vista nel panorama legislativo della scorsa amministrazione cirilliana Andrea Russo e Giovanni Aprovidolo ma i due ahimé, oltre la visione del primo cittadino e quanto fatto dal sindaco negli ultimi cinque anni, non si sono dimostrati possessori di propri contenuti per far fronte a quelli messi sul banco dal Consigliere Mazza, tanto è vero che il secondo prende uno scivolone quando dichiara che per risolvere il problema sicurezza nelle periferie ci sono solo due soluzioni: Videosorveglianza e pattugliamento delle forze dell’Ordine, sarà cresciuto in una caserma evidentemente, chi lo sa. Ma il protagonismo si sa, è una brutta bestia ed è inutile nasconderci dietro al dito, fatte queste elezioni, a Cardito già si pensa al futuro e al post Cirillo, e la battaglia amica, per adesso, tra i due contendenti è già iniziata. Alle accuse di Mazza entrambi si sono sentiti in dovere di difendere il primo cittadino in aula ma si dimenticano della fascia tricolore subito dopo a distanza di poco tempo, quando alla fine del Consiglio Comunale per bramosia di apparire non disdegnano di legittimare il lavoro di chi per anni ha accusato il Sindaco Cirillo di essere tangentista e cementificatore della città, guadagnandosi anche un rinvio a giudizio da parte del Tribunale Napoli nord e che coincidentalmente alla fine di ogni suo post su Facebook lo termina con l’hashtag #Peppatangent, pur di essere protagonisti perfino negli scantinati del web imprimendo il loro bel faccione sullo schermo tascabile. Oramai è chiaro i due si prenotano per il dopo Cirillo, infatti opportunisticamente, all’inizio dei loro interventi hanno voluto far passare il concetto di vecchia e nuova classe dirigente. Come per comunicare ai nuovi arrivati in aula: “Non vi fate strane idee in testa, qui ci siamo prima noi”. E se tra cinque anni il popolo carditese preferirà affidare il proprio futuro ad una giovane Valeria Archetto o a una arrembante Monica Perrotta? Perché a Cardito deve passare a tutti i costi il paradigma del nonnismo e dello scaglionismo?

Tornando in aula invece. I venti milioni intercettati, per la maggior parte dal Sindaco grazie alla sua abnegazione e lavoro fatto in Città Metropolitana, sono sotto gli occhi di tutti e certamente non ce li devono ricordare i consiglieri in aula, anche perché il Sindaco Cirillo che si è dimostrato anche oltre all’altezza del proprio ruolo, non ha bisogno di avvocati in aula. Tanto è vero che è stato l’unico a tenere botta ai contenuti sviscerati da Marco Mazza, quando nel suo discorso conclusivo ha fatto capire che nella sua visione di città, Urb e Civitas viaggiano di pari passo. Non si può alimentare Civitas se i cittadini non riusciranno ad alimentare la propria anima e per farlo si ha bisogno di vivere in una città bella, vivibile, sicura e piena di servizi. Non bastano cinque anni per rendere una città vivibile al 100% e questo lo sanno anche le pietre, e i risultati del “cibo” di Civitas sicuramente si vedranno nel corso di quest’altro mandato. Questo è quanto nel suo intervento ha voluto comunicare il Sindaco Cirillo e per adesso i fatti danno ragione alla fascia tricolore.

Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

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CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

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Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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